di Roberto D’Alimonte
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I numeri parlano chiaro. Con questo sistema elettorale per ottenere la maggioranza assoluta di seggi alla Camera occorre vincere almeno il 40 per cento dei seggi proporzionali e il 70 per cento dei seggi uninominali oppure il 45 per cento dei primi e il 60 per cento dei secondi. Queste sono le combinazioni minime vincenti. Al Senato il calcolo è sostanzialmente lo stesso.
Nelle elezioni del 2018 alla Camera la coalizione di centro-destra si è avvicinata alla soglia del 40 per cento dei seggi proporzionali. Ne ha presi infatti il 39 con il 37 per cento dei voti. Ma è rimasta lontanissima dalla seconda soglia, quella del 70 per cento dei seggi maggioritari avendone conquistati solo il 48 per cento. Alla fine i seggi totali sono stati 265 su 630. Troppo pochi per consentire a Berlusconi, Salvini e Meloni di fare un governo di centro-destra. La ragione dell’insuccesso è stata la loro cattiva performance nei collegi delle regioni meridionali ovvero lo straordinario risultato del M5S. Il centro-destra del 2018 è riuscito a vincere l’86,8 per cento dei collegi del Nord ma solo il 12,9 per cento di quelli del Sud. A stravincere in questa zona è stato il Movimento che ne ha conquistati l’83,1 per cento (il centro-sinistra il 4).
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E adesso? Esiste nel paese una maggioranza assoluta a favore di una coalizione di destra formata dalla Lega di Salvini e Fratelli d’Italia? Insieme, e senza Forza Italia, potrebbero riuscire a mettere insieme la combinazione minima vincente? Le recenti elezioni europee e i sondaggi delle ultime settimane ci dicono che la somma dei loro voti oscilla intorno al 44 per cento. È un valore elevato che mette la coalizione di destra in condizione di riuscire a raggiungere l’obiettivo. Ma non basta.
Con questo sistema elettorale non basta contare i voti. Bisogna vedere come sono distribuiti. Rispetto alla coalizione di centro-destra del 2018 la coalizione Salvini-Meloni può puntare a vincere un numero maggiore di collegi uninominali al Sud. Come abbiamo visto recentemente la Lega di Salvini è cresciuta in questa parte del Paese e il Movimento è calato. Lega e Fdi possono contare approssimativamente su un 30-35% dei voti. Potrebbero essere sufficienti per strappare al Movimento una quota significativa di seggi, tale da garantire la maggioranza assoluta a livello nazionale. Ma non è detto. In un contesto tripolare l’esito del voto nei collegi è una lotteria. E poi esiste sempre il rischio che M5S e Pd trovino una intesa, anche solo parziale, nei collegi del Sud. Una sorta di patto di desistenza che potrebbe cambiare le carte in tavola. Al momento non sembra un rischio molto probabile, visti i rapporti, ma non si sa mai. In più Salvini non può non tener conto del fatto che il M5s farebbe una dura campagna contro la Lega del Nord che vuole prendersi i voti del Sud per fare l’autonomia.
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